Una quindicina di giorni fa ho acquistato dal fioraio un mazzo di rami di camelia con l’intenzione di creare un ikebana in stile Seika, uno stile antico che ha le sue origini nel Giappone del ‘700 e che esprime l’eleganza semplice e raffinata di quel tempo.
Ho tagliato la parte terminale dei rami nell’acqua, per fare in modo che l’assorbimento della stessa non venisse ostacolato da eventuali bolle d’aria, e mi sono premurata di ritirarli in un luogo fresco e in penombra.
A quel punto non c’era altro da fare che aspettare l’apertura dei boccioli, ancora piccoli e completamente chiusi.
Ogni giorno andavo a trovarli con la curiosità di scoprire i loro minimi mutamenti e trovare indizi per indovinarne il colore. Mentre mi godevo questo tempo calmo e sospeso, osservavo attentamente la forma dei rami: quali avrei scelto per realizzare la mia composizione?
A poco a poco ho visto i sepali dei calici scollarsi e lasciar comparire gli orli delle corolle, di un bellissimo colore rosso cremisi. Ecco arrivato il momento perfetto per creare l’ikebana!
Trecentosessanta ore di attesa. Ma aspettare non è una perdita di tempo, è rivolgere l’animo verso qualcosa, una tensione che alimenta il desiderio.
Saper attendere può regalare grandi soddisfazioni e l’arte dell’Ikebana insegna a godersi questa sospensione, assaporando il momento in cui si realizzerà la composizione. È un’opportunità preziosa, un dono che la natura ci fa apprezzare se la sappiamo ascoltare con attenzione.