La parola ha senso solo in quanto è in rapporto con la profondità del proprio essere, che non è solo il giudizio che dà la mente, ma che è fatta dalle emozioni, dalle sensazioni, dalla memoria.
Ci sono delle persone che, fuori dalle convenzioni, non sono neanche più capaci di parlare, sono abituate così, a non andare mai più in là dei luoghi comuni. Questo, alla fine, impedisce loro di capire, anche solo di capire, e di entrare in un rapporto con se stessi e con il mondo che non sia quello delle convenzioni. L’abitudine a stare attenti alle parole ci libera da molti impedimenti, e anche dalla zavorra delle cose morte che sono intorno a noi e delle vite morte che parlano intorno a noi. La parola usata sciattamente fa sciatta la nostra vita. La fa occasionale.
Franco Loi, da “La poesia secondo me” e “I suoni: guida per l’inconscio” (articoli apparsi su “Il Sole 24 Ore” il 10 e il 23 agosto 2015)
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