Ikebana in stile Seika con camelia. Elogio dell'attesa

Una quindicina di giorni fa ho acquistato dal fioraio un mazzo di rami di camelia con l’intenzione di creare un ikebana in stile Seika, uno stile antico che ha le sue origini nel Giappone del ‘700 e che esprime l’eleganza semplice e raffinata di quel tempo.

Ho tagliato la parte terminale dei rami nell’acqua, per fare in modo che l’assorbimento della stessa non venisse ostacolato da eventuali bolle d’aria, e mi sono premurata di ritirarli in un luogo fresco e in penombra.

A quel punto non c’era altro da fare che aspettare l’apertura dei boccioli, ancora piccoli e completamente chiusi.

Ogni giorno andavo a trovarli con la curiosità di scoprire i loro minimi mutamenti e trovare indizi per indovinarne il colore. Mentre mi godevo questo tempo calmo e sospeso, osservavo attentamente la forma dei rami: quali avrei scelto per realizzare la mia composizione?

A poco a poco ho visto i sepali dei calici scollarsi e lasciar comparire gli orli delle corolle, di un bellissimo colore rosso cremisi. Ecco arrivato il momento perfetto per creare l’ikebana!

Trecentosessanta ore di attesa. Ma aspettare non è una perdita di tempo, è rivolgere l’animo verso qualcosa, una tensione che alimenta il desiderio.

Saper attendere può regalare grandi soddisfazioni e l’arte dell’Ikebana insegna a godersi questa sospensione, assaporando il momento in cui si realizzerà la composizione. È un’opportunità preziosa, un dono che la natura ci fa apprezzare se la sappiamo ascoltare con attenzione.

storia dell'ikebana

Nei giorni scorsi stavo scrivendo la prima lezione del corso online che proporrò in primavera e ho riflettuto molto su quanto sia importante conoscere la storia dell’arte dell’Ikebana.

Innanzitutto perché osservare con attenzione le opere dei maestri del passato ti porta ad assimilare i principi fondamentali dell’ikebana senza alcuno sforzo, in modo intuitivo. Se guardi la composizione qui sotto, un’opera del XVIII secolo, non ti balza subito all’occhio la sua struttura asimmetrica?

Ma c’è un altro perché, ancora più interessante:
la visione d’insieme del passato può trasferirsi nel raffinato dettaglio del presente.

Conoscere il passato e ‘rubargli’ anche un solo dettaglio può trasformare la tua composizione in qualcosa di veramente raffinato e originale.

La tua creatività cerca nuove strade e non sa bene dove andare? Dille di tornare indietro di qualche secolo per fare un balzo nel futuro!

Rispondo a due domande sull’ikebana che mi sono state fatte spesso nel corso degli anni:

Si usano i rami secchi o spogli?

Esistono ikebana senza fiori?

La risposta che mi sento di dare viene dal mio personale modo di interpretare e vivere quest’arte, ed è unica per entrambe le domande.

Tutte le composizioni dovrebbero sempre rappresentare un’ideale continuità tra mondo esterno e interno, come se fossero una sorta di calendario vivente che, giorno dopo giorno, porta nelle nostre case i messaggi di bellezza e di armonia della natura.

Saremo quindi tanto più vicini allo spirito originario dell’ikebana quanto più assecondiamo il ritmo delle stagioni, mettendo in risalto la ciclica trasformazione degli elementi naturali.

I rami secchi o spogli, accostati a materiali vivi e verdi, raccontano l’evolversi spontaneo della vita.

Anche un ikebana senza fiori ha molto da trasmetterci. Penso ad esempio alla sensazione di forza che emana un ramo di pino, all’eleganza che hanno alcune foglie, come quelle dell’aspidistra, o alla gioiosa allegria delle bacche autunnali. La loro bellezza non è certo secondaria rispetto a quella dei fiori.

Lasciamoci sorprendere dai nostri ikebana! Se in inverno non ci sono fiori in giardino, raccogliamo un ramo che ci colpisce per la sua forma e disponiamolo con amore in un vaso. Sarà capace di raccontarci una bella storia.

In questi giorni mi sono dedicata ai cestini.

Questo è un buon periodo per sperimentarli per le nostre composizioni: i loro colori ci ricordano quelli delle foglie autunnali, accordandosi perfettamente con la natura in questo periodo dell’anno.

I cestini iniziarono ad essere utilizzati per le composizioni floreali a partire dalla fine del XIV secolo. Per tradizione vengono associati alla raccolta di fiori spontanei.

Gli ikebana nei cestini emanano un senso di calore e di intimità.

Il popolo giapponese ha una tradizione antichissima di artigianato con intrecci di bambù. In Giappone i cestini sono davvero una faccenda seria ed è per questo che li trovi esposti nei più importanti musei d’arte delle principali città del Paese.

Gli Hanakago, questo è il loro nome, non sono oggetti ordinari perché nelle mani di un maestro artigiano il ruvido e rigido bambù prende incantevoli forme, sinuose e morbide, per dare vita a qualcosa di incredibilmente bello, complesso e creativo.

Personalmente li adoro; negli anni sono riuscita ad acquistarne alcuni da artigiani giapponesi, altri li ho cercati e trovati nei nostri mercatini locali. Li colleziono (ma solo in fotografia) sfogliando libri e navigando nel web.

Qual è il tratto distintivo dell’Ikebana rispetto alle altre arti? L’Ikebana si distingue perché lavoriamo con materiali vivi, la cui forma può cambiare anche solo dopo una manciata di minuti.

La consapevolezza di avere tra le mani una cosa viva e il sentimento di rispetto che nasce in noi da questa consapevolezza sono fondamentali per imprimere all’atto creativo la giusta intenzione.

Se questo viene a mancare, la composizione esprimerà una bellezza superficiale anziché emanare quella forza vitale che la rende ‘vera’.

Il piacere di stare a contatto con la natura, senza fretta, godendo con tutti i sensi di questo incontro intimo e profondo: ecco che cosa mi spinge ogni giorno a realizzare un nuovo Ikebana.

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