Esiste una parola in giapponese, Mujō 無常, che esprime una legge universale, il principio dell’impermanenza di tutte le cose. Tutto muta, da sempre e per sempre. Per spiegarlo, il filosofo greco Eraclito usò la metafora dell’acqua: non è possibile entrare due volte nello stesso fiume; il famoso “Panta rei”.
Questo principio, fondamentale nel buddhismo giapponese, ha fortemente influenzato tutta la cultura classica e la storia del pensiero in Giappone.
Ma allora, qual è il segreto per non lasciarsi travolgere dall’impetuosità del flusso inarrestabile del mutamento? È la capacità di vivere in pienezza il momento presente, senza lasciarsi distrarre da ciò che è stato e da quello che potrà avvenire nel futuro.
E vengo dunque a parlare dell’autunno.
In Giappone la sensazione dell’arrivo dell’autunno, dopo l’estate calda e afosa, è così piacevole che ha un nome, Shūki 秋気, letteralmente “l’atmosfera, lo spirito dell’autunno”.
はりぬきの猫もしる也今朝の秋
harinuki no neko mo shiru nari kesa no aki
anche il gatto
di cartapesta sente
l’autunno di stamani
Matsuo Bashō
Così il poeta Bashō in questo bellissimo haiku rappresenta metaforicamente questa particolare sensazione dell’arrivo dell’autunno, tanto forte e pervasiva che persino un giocattolo di cartapesta la può sentire.
La natura non indugia nel cambiamento, sa cogliere l’attimo.
L’albero sa cogliere il momento opportuno per fiorire, fare i frutti e spogliarsi delle foglie. Fioritura e sfioritura, vita e morte, due concetti che sono parte di un ciclo naturale.
L’arte dell’ikebana, proprio per la sua natura effimera, è l’espressione poetica della piena consapevolezza di quest’inesorabile verità, del divenire inarrestabile di ogni cosa. Una consapevolezza a cui s’accompagnata un sentimento di gratitudine per la bellezza che la natura ci offre in ogni momento, stagione dopo stagione, giorno dopo giorno, attimo dopo attimo.
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