Sofonisba Anguissola, arte italiana del '500
Sofonisba Anguissola, Sacra Famiglia, Pinacoteca dell’Accademia Carrara di Bergamo

Il mio più grande divertimento quando visito un museo è cercare un capolavoro tutto mio: quell’unica opera che entrerà nel mio cuore per sempre.

Questa settimana sono finalmente riuscita a visitare la Pinacoteca dell’Accademia Carrara di Bergamo che – l’ho capito subito, già all’ingresso – è uno di quei rari luoghi che ti mette in pace con il mondo. Non sarà un caso che la protagonista principale sia l’arte del Rinascimento.

In reception mi viene gentilmente comunicato che alcuni dei capolavori della collezione sono esposti a Shanghai e mi scontano il biglietto. Voto eccellente al customer care.

In realtà loro non sanno che il mio più grande divertimento quando visito un museo è cercare il mio capolavoro: quell’unica opera che entrerà nel mio cuore per sempre. Al Louvre, che ha in esposizione permanente la bellezza di quasi 40mila opere, il colpo di fulmine scattò solo per il ritratto di Doña Rita De Barrenechea di Francisco Goya.

E qui, in questa magnifica pinacoteca, quando sentirò vacillare le ginocchia? Osservo lentamente i dipinti, passando di sala in sala, quando, a circa metà percorso, eccolo! Finalmente trovo il mio prezioso tesoro, il mio capolavoro.

È un piccolo dipinto, non più grande di una mano aperta, datato 1559, che raffigura la Sacra famiglia che riposa tranquilla in un bucolico paesaggio silvestre; niente sembra presagire ciò che accadrà in futuro se non un cielo tempestoso in lontananza.

Mi avvicino per leggere il nome dell’autore e, con mia grande sorpresa, scopro che si tratta di Sofonisba Anguissola, una delle rare esponenti femminili dell’arte di quell’epoca, una donna straordinaria che conquistò una fama eccezionale diventando una delle più celebri pittrici del suo tempo. 

Di quest’opera mi colpisce in particolare il gesto protagonista del dipinto: Maria porge al suo bambino erbe e fiori raccolti nel prato mentre il piccolo Gesù sta giocando con la morbida barba del padre. Il dipinto esprime una fragile e delicata tenerezza che mi lascia senza fiato. Quella stessa tenera fragilità dei fiori di campo che amo così tanto.

Penso allora all’ikebana, alla qualità emotiva che ogni composizione dovrebbe esprimere. 

Certo, lo sappiamo, ci sono le regole da rispettare a seconda dei diversi stili.

Ricordiamoci sempre, però, che il nostro ikebana sarà un piccolo capolavoro solo se saprà suscitare un’emozione in noi e in chi lo vorrà ammirare; solo se trasmetterà un pensiero, un punto di vista sul mondo.

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