Questa settimana mi è capitato di dovermi fermare per circa un’ora nella nuova sede del CUP – Centro Unico Prenotazioni – dell’Ospedale della mia città, in attesa che arrivasse il mio turno per prenotare un esame di routine.
In questa grande sala d’attesa, bianca e grigia, ci sono circa duecento posti a sedere ed è tutto ben organizzato. In tempi di Covid c’è anche una guardia giurata che si premura che ti sieda correttamente.
Una volta preso il tuo posto aspetti, spesso per molto tempo. I minuti passano lenti e lo sguardo non sa dove posarsi. Guardi ossessivamente il tabellone con i numeri che lampeggiano e, con discrezione, le persone intorno a te. Vedi tanti occhi stanchi e molti occhi impauriti di persone che, forse, dovranno sottoporsi ad esami impegnativi, sia dal punto di vista fisico che psicologico.
Non c’è traccia di verde. Non c’è un fiore né una pianta ad alleviare l’attesa, a dare sollievo allo sguardo.
Eppure ormai da molti anni si studiano gli effetti positivi del verde negli ambienti interni, soprattutto negli ospedali e nei luoghi di cura in generale: i pazienti risultano essere meno ansiosi nei confronti della propria patologia e guariscono più rapidamente.
Un magnifico esempio si trova a Singapore.
Si chiama KHOO TECK PUAT HOSPITAL. Qui la natura è protagonista, al servizio del benessere dei pazienti e degli operatori. Un ampio cortile ospita piante acquatiche e moltissime varietà di arbusti che attraggono gli uccelli e le farfalle. Gli ampi corridoi, luminosi, consentono un contatto costante con la vegetazione. Sui balconi dei piani alti crescono piante profumate per dare sollievo a chi non può alzarsi dal letto.
Per farti un’idea, qui trovi un video con immagini molto più esplicative delle mie parole.
Anche in Italia sono stati fatti passi avanti in questo senso e ci sono alcuni esempi virtuosi; ma oggi ho preferito Singapore, una città che mi ha sempre affascinata per la sua volontà di coniugare modernità ed eco-compatibilità.