All’arrivo della primavera sento il desiderio di realizzare i miei ikebana con pochi fiori e qualche foglia. Ne nascono semplici composizioni che profumano di prato, a volte davvero minuscole. Eppure, se il bilanciamento delle tensioni asimmetriche dei diversi elementi genera un armonioso equilibrio dinamico dell’insieme, questi piccoli ikebana riescono a trasmettermi una sensazione di potente vitalità.
L’ikebana racconta la vita. E l’asimmetria è naturalmente vitale perché esprime il movimento e la trasformazione. Il fisico Pierre Curie sosteneva a questo proposito che è proprio la rottura della simmetria ciò che “crea il fenomeno”.
Anche noi siamo asimmetrici. La nostra struttura a prima vista presenta un’organizzazione simmetrica, in realtà non esiste una parte di noi perfettamente uguale a quella contrapposta. Moshe Feldenkrais conosceva bene queste nostre asimmetrie strutturali ma riteneva che non fosse tanto importante ‘combatterle’ quanto piuttosto imparare ad integrarle, a renderle armoniose equilibrandole in modo dinamico in un tutt’uno funzionale. Proprio come insegna l’arte dell’ikebana.